DALLA PAROLA DEL GIORNO
«Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche.
E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro».
Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano».
Mc 6,7-13
Come vivere questa Parola?
Il Vangelo di oggi ci descrive in maniera minuziosa l’occorrente che un discepolo di Cristo deve avere e da questa lista, si evince che la prima cosa su cui devono fare affidamento non sono le prodezze individuali ma le relazioni profonde. È questo il senso dell’invio a due a due che da una evidente indicazione sull’imprescindibilità delle relazioni affidabili, senza le quali il Vangelo non è efficace e non è credibile. La Chiesa, quindi, dovrebbe essere innanzitutto il luogo di queste relazioni affidabili. E la verifica dell’affidabilità la si può dedurre dal potere che si acquista nei confronti del male. La cosa che teme maggiormente il male è proprio la fraternità, la comunione. Se tu vivi in relazione, allora hai potere “sugli spiriti immondi”. Si capisce allora come mai la prima cosa a cui il male attenta è la comunione che deve essere mandata in crisi. Senza l’affidabilità delle relazioni, purtroppo, il male tiranneggia. Divisi siamo sconfitti, uniti siamo vincitori. Per questo motivo la Chiesa deve sempre avere come obiettivo primario la difesa della comunione. Inoltre, il Vangelo ci dice anche, che sarebbe da inesperti affrontare la vita senza un punto d’appoggio. Possiamo solo fidarci delle nostre convinzioni, dei nostri ragionamenti, delle nostre emozioni. Ha bisogno, invece, di qualcosa che gli faccia da punto d’appoggio. Per un cristiano la Parola di Dio, la Tradizione, il Magistero non sono ornamenti, ma il bastone su cui poggiare la propria vita. Stiamo assistendo invece al dilagare di un cristianesimo intimistico tutto fatto di “io penso”, “io sento”. Questo tipo di approccio alla fine ci fa ritrovare fermi e molto spesso smarriti. Avere un punto oggettivo su cui poggiare la vita è una grazia, non un limite.
La voce di un teologo
“La povertà è una condizione indispensabile per la missione: i missionari devono essere “truppe leggere”. Questa povertà è fede, libertà e leggerezza. Un discepolo appesantito dai bagagli diventa sedentario, conservatore, incapace di cogliere la novità di Dio, abilissimo nel trovare mille ragioni di comodo. La povertà è fede concreta di chi non confida in se stesso e nei propri mezzi, ma nell’assistenza e nella provvidenza di chi l’ha mandato”.
(P. Lino Pedron)