DALLA PAROLA DEL GIORNO
«Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».
Mt 11,28-30
Come vivere questa Parola?
Il popolo pensava che Dio esigeva dalla gente l’osservanza rigida della legge per essere a Lui graditi. Ma la legge dell’amore, che Gesù ci ha rivelato, dice il contrario. Ciò che importa per salvarci, non è ciò che facciamo per Dio, ma ciò che Dio, nel suo grande amore, fa per noi!
Quante persone stanche, oppresse dai dolori della vita, faticano a rivolgersi a Dio. Quanta responsabilità da parte nostra. Facciamo fatica a volgere la nostra attenzione a chi si sente ferito, disprezzato, umiliato. Volgiamo lo sguardo altrove, per timore di essere interpellati, di sporcarci le mani. Non ci siamo sentiti anche noi davanti a Dio, poveri e meritevoli di nulla? Ci sentiamo a volte imprigionati da un giogo che ci impedisce di andare a Lui (la legge, il peccato, l’odio, l’egoismo, la presunzione…)
Il giogo che Gesù ci invita a prendere è quello dell’amore, che sicuramente non ci esonera dal soffrire, ma colma la nostra vita di pace, di quella gioia che ci viene dall’umiltà come qualità fondamentale dell’amore, quella che ritiene l’altro superiore a se stesso e sa mettersi al posto giusto; e dalla mitezza come la qualità di chi accetta di perdere per il bene dell’altro. Gesù stesso indica la mitezza e l’umiltà come gli unici atteggiamenti che possiamo imparare da Lui stesso. L’umiltà e la mitezza sono la Sapienza dell’Amore, un dono da implorare nella preghiera.
È in te, Signore, la sorgente della vita, alla tua luce vediamo la luce. Concedi la tua grazia a chi ti conosce,la tua giustizia ai retti di cuore. (Sal 35)
La voce di un Papa
“Gesù promette di dare a tutti “ristoro”, ma pone una condizione: “Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore”. Il “giogo” di Cristo è la legge dell’amore, è il suo comandamento, che ha lasciato ai suoi discepoli (Gv 13,34; 15,12). Il vero rimedio alle ferite dell’umanità, è una regola di vita basata sull’amore fraterno, che ha la sua sorgente nell’amore di Dio. Per questo bisogna abbandonare la via dell’arroganza, della violenza utilizzata per procurarsi posizioni di sempre maggiore potere, per assicurarsi il successo ad ogni costo. Anche verso l’ambiente bisogna rinunciare allo stile aggressivo che ha dominato negli ultimi secoli e adottare una ragionevole “mitezza”. Ma soprattutto nei rapporti umani, interpersonali, sociali, la regola del rispetto e della non violenza, cioè la forza della verità contro ogni sopruso, è quella che può assicurare un futuro degno dell’uomo”. (Angelus 3 luglio 2011)