DALLA PAROLA DEL GIORNO
«Quando furono vicini a Gerusalemme e giunsero presso Bètfage, verso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due discepoli, dicendo loro: «Andate nel villaggio di fronte a voi e subito troverete un’asina, legata, e con essa un puledro. Slegateli e conduceteli da me. E se qualcuno vi dirà qualcosa, rispondete: “Il Signore ne ha bisogno, ma li rimanderà indietro subito”». Ora questo avvenne perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta: «Dite alla figlia di Sion: “Ecco, a te viene il tuo re, mite, seduto su un’asina e su un puledro, figlio di una bestia da soma”».
Matteo 21,1-5
Come vivere questa Parola?
Pochi giorni prima della sua passione, Gesù entra solennemente a Gerusalemme a dorso d’asino. Non è un gesto casuale, ma un segno profetico. Sa bene che lo attendono ostilità, incomprensioni e violenza. Eppure non si sottrae. Entra nella città santa non come un conquistatore armato, ma come il re mite e umile annunciato dalle Scritture, fedele alla tradizione di Israele: il re giusto cavalcava un asino, non un cavallo da guerra. La scelta dell’umiltà non è debolezza, non è disprezzo di sé. È la forza di chi sa chi è e perché è venuto. Gesù si presenta senza maschere, senza potere apparente, ma con la regalità di chi dona tutto, anche la vita. Non teme il rischio, perché è mosso da un amore più grande del pericolo. Accetta di esporsi, perché sa che solo così altri potranno vivere. Il suo ingresso a Gerusalemme ci interpella: siamo pronti a seguirlo sulla via del dono, a scegliere il servizio invece della pretesa, l’umiltà che salva invece dell’arroganza che divide?
Signore, aiutami a scoprire sempre più chi sono e per chi sono!
La voce di uno scrittore e saggista
“L’umiltà non è pensare meno di sé stessi, ma pensare meno a sé stessi.”