DALLA PAROLA DEL GIORNO

«Noi però abbiamo questo tesoro in vasi di creta, affinché appaia che questa straordinaria potenza appartiene a Dio, e non viene da noi. In tutto, infatti, siamo tribolati, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi, portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo. Sempre infatti, noi che siamo vivi, veniamo consegnati alla morte a causa di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nella nostra carne mortale. Cosicché in noi agisce la morte, in voi la vita».

 2Corinzi 4,7-12

Come vivere questa Parola?

Paolo continua la difesa suo annuncio del vangelo di Cristo, riaffermando però che questo è un “tesoro in vasi di creta”: una custodia umana fragilissima, affinché risulti evidenziata tutta la straordinaria potenza di Dio. E in un capolavoro di ironia, commenta Raymond Brown, Paolo contrappone le sue sofferenze fisiche alla sua forza in Cristo, «portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo».

È proprio questo il contrassegno di ogni discepolo alla sequela di Gesù: affinché la vita si realizzi pienamente, è necessario passare per il Gòlgota, attraversare la morte. Paolo lo raffigura plasticamente in quattro contrapposizioni: «siamo tribolati, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi». Il discepolo e l’apostolo di Gesù Cristo non soccombe mai alla disperazione, non si sente abbandonato, nemmeno in reale persecuzione e pericolo di morte; vive consapevolmente la sua condizione di debolezza e di sofferenza e rimane convinto dell’efficacia salvifica per gli altri: morti in/con Cristo perché tutti abbiano la VITA. In particolare chi di più sente il peso della sofferenza e del dolore, l’abisso della disperazione e dell’abbandono, ed ha bisogno di una mano fraterna per risalire e vivere.

 

Sì, hai liberato la mia vita dalla morte,

i miei occhi dalle lacrime,

i miei piedi dalla caduta.

Io camminerò alla presenza del Signore nella terra dei viventi. (Salmo 116, 8-9)

La voce su sant’Antonio di Padova ⁓ protettore dei deboli

La vita umana, la dignità delle persone, la qualità bella delle nostre relazioni: sono tra alcuni esempi, i più alti, di ciò che è immensamente prezioso e decisamente fragile. Tutto questo va custodito. E la prima forma di ‘nemico’ da combattere, per essere custodi della vita degli altri, dei nostri fratelli e sorelle, è il nemico della indifferenza.

(confronta il commento di padre Antonio Ramina all’affresco a Padova: ‘Sant’Antonio affronta il tiranno Ezzelino da Romano’)

                                                     

 Commento di Sr. Mimica Oblak FMA

mimica.ax@yahoo.com

                                                                     

 

 

 

 

 

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