DALLA PAROLA DEL GIORNO

«Pilato dunque rientrò nel pretorio; chiamò Gesù e gli disse: «Sei tu il re dei Giudei?» Gesù gli rispose: «Dici questo di tuo, oppure altri te l’hanno detto di me?»  Pilato gli rispose: «Sono io forse Giudeo? La tua nazione e i capi dei sacerdoti ti hanno messo nelle mie mani; che cosa hai fatto?» Gesù rispose: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori combatterebbero perché io non fossi dato nelle mani dei Giudei; ma ora il mio regno non è di qui». Allora Pilato gli disse: «Ma dunque, sei tu re?» Gesù rispose: «Tu lo dici; sono re; io sono nato per questo, e per questo sono venuto nel mondo: per testimoniare della verità. Chiunque è dalla verità ascolta la mia voce».»

Gv 18,33b-37

Come vivere questa Parola?

Siamo giunti alla fine dell’anno liturgico B, durante il quale, nella liturgia domenicale, abbiamo ascoltato il vangelo secondo Marco. Domenica scorsa, l’annuncio del Figlio dell’uomo (cf. Mc 13,26) ci ha rallegrati, perché questa è la nostra speranza, la nostra attesa: che il Signore Gesù venga nella gloria e venga presto.

Oggi il quarto Vangelo ci fa celebrare e approfondire un aspetto di questa venuta nella gloria: la regalità di Gesù. Egli è nel pretorio romano di Gerusalemme, consegnato dai capi dei giudei e si confessa davanti a Pilato come “Re dei giudei”. Ma attenzione: nel quarto vangelo Gesù è un Re paradossale, un “Re al contrario”, perché non detiene il potere mondano, la gloria dei re della terra; non si fregia dell’applauso della gente, non appare in una scenografia trionfale. Al contrario, proprio nella nudità di un uomo trattato come dimenticato anche da Dio stesso, quindi torturato, flagellato, incoronato di spine, si rivela quale unico e vero Re di tutto l’universo. Egli si manifesta con una gloria che nessuno può strappargli, la gloria di chi ama il mondo fino alla fine (cf. Gv 13,1), di chi sa dare la vita per gli uomini (cf. Gv 15,13), rimanendo nell’amore (cf. Gv 15,9).

«Il mio regno non è di quaggiù», il regno di Gesù è qualcosa di totalmente altro. Gesù mette davanti a Pilato, e a ciascuno di noi, i termini corretti per interpretare evangelicamente il regno dei cieli. «Sono nato e sono venuto per questo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce», cioè mette in pratica il vangelo e decide di mettersi alla sequela di Gesù: chi sceglie di stare con Lui e imparare da Lui. Chiunque desidera vivere il vangelo prende le distanze da uno stile di vita che si impone con tutti i mezzi a propria disposizione, schiacciando tutto e tutti dentro uno stile di vita egoistico. Al contrario, ascoltare la voce di chi è vero Re dell’ universo  significa accogliere lo stile di servizio che Gesù proclama, è essere portatori di vita non di morte, di pace, giustizia e amore.

Alla fine di questo anno liturgico ci chiediamo: E noi? Da che parte stiamo? In che modo Gesù è Re della nostra vita? Quale Regno stiamo servendo?

Siamo chiamati a rendere testimonianza della Verità.

Nella mia pausa contemplativa ripeterò: Signore Gesù, aiutami a servire il Tuo Regno di amore pace e giustizia.

La voce di un Santo

“Non affannatevi a cercare Dio fuori di voi, perché Egli è dentro di voi, è con voi”.

 

Padre Pio

Santo

Commento di Sr Vilma Colombo FMA

direttricesanbiagio12@gmail.com

 

 

 

 

 

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