DALLA PAROLA DEL GIORNO

Gesù disse ai suoi discepoli:
«Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito.
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli.
E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!».

 

Lc 12,35-38

Come vivere questa Parola?

Oggi, il Signore Gesù ci invita a essere preparati, ad avere i fianchi cinti, le lampade accese. Mi viene in mente l’immagine di tanti fratelli e sorelle in varie parti del mondo che devono essere vigili, preparati, non proprio in previsione della venuta del Signore, ma nell’attesa ansiosa di un attacco, di un’invasione. Alcuni possono avere un equipaggiamento minimo per fuggire al momento giusto; altri hanno solo la loro vita e ciò che indossano. Forse qualcuno pensa che questa attesa possa portare a un incontro con il Signore. Questi fratelli e sorelle vivono in questo atteggiamento di trepidante vigilanza, sperando di trovare un rifugio, una barca, che li porti in terre di pace. Vivono nella speranza di un futuro migliore, sperando di non incontrare lungo il cammino un gruppo armato, che porti via loro il poco che hanno e persino la vita.

Cosa dicono le parole di Gesù alla mia vita? Posso essere definito beato, felice, perché Lui mi troverà preparato per la Sua venuta?

Preghiamo: Signore, insegnaci ad attendere vigilanti la tua venuta e ad accompagnare con la preghiera e la solidarietà coloro che ogni giorno devono essere pronti a partire, a proteggersi, a sopravvivere, lasciando dietro di sé la propria terra, la propria cultura, parte della propria famiglia, i propri beni.

La voce di Papa Francesco

Oggi in Colombia, ricordiamo Santa Laura Montoya Upegui, fondatrice e missionaria tra i popoli indigeni delle giungle e delle montagne colombiane. Nella sua vita e con la sua famiglia, ha sperimentato le conseguenze dello sfollamento forzato e della violenza politica. Ha sempre tenuto la lampada accesa ed era pronta a incontrare il Signore. Oggi è felice, beata perché il Signore l’ha trovata sveglia.

“Questa prima santa nata nella bella terra colombiana ci insegna ad essere generosi con Dio, a non vivere la fede da soli – come se fosse possibile vivere la fede in modo isolato -, ma a comunicarla, a portare la gioia del Vangelo con la parola e la testimonianza di vita in ogni ambiente in cui ci troviamo. In qualsiasi luogo in cui viviamo, irradiare questa vita del Vangelo! Ci insegna a vedere il volto di Gesù riflesso nell’altro, a vincere indifferenza e individualismo, che corrodono le comunità cristiane e corrodono il nostro cuore, e ci insegna ad accogliere tutti senza pregiudizi, senza discriminazioni, senza reticenze, con amore sincero, donando loro il meglio di noi stessi e soprattutto condividendo con loro ciò che abbiamo di più prezioso, che non sono le nostre opere o le nostre organizzazioni, no! Quello che abbiamo di più prezioso è Cristo e il suo Vangelo.”

(Omelia Del Santo Padre Francesco Piazza San Pietro – VII Domenica di Pasqua, 12 maggio 2013)

                                                     

     Commento di Sr Teresita Verhelst Solano fma           

 tereverso2017@gmail.com

  

                                                                     

 

 

 

 

 

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