DALLA PAROLA DEL GIORNO

Gesù disse: «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.

 

Gv. 10, 1-10

Come vivere questa Parola?

Chi o che cosa è pastore della mia vita? Chi la conduce e dove mi conduce? Pastore può essere la mia carriera professionale, il giudizio degli altri, i miei sentimenti. Se guardiamo bene scopriamo che dietro ogni nostra azione esiste qualcosa o qualcuno che ci ispira. Spesso, troppo spesso, siamo condotti dai bisogni suscitati dal mercato: “cerco di apparire più piacevole, di essere più alla moda, di farmi accettare”. È normale, in parte giusto. Ma ai discepoli, a coloro che sulla loro strada hanno incontrato il Risorto, a coloro che hanno superato la tristezza (La gioia cristiana è una tristezza superata!) il Signore chiede di non seguire i falsi profeti, di saper distinguere le voci suadenti di chi la felicità la vende, di chi ti chiede adesione ad un sogno improbabile da chi la vita vera – in abbondanza – te la dona. Viviamo in un mondo in cui per essere felici basta poco, e sembra che tutti ne conoscano la via: bellezza, fisicità, intelligenza, salute, lavoro, soldi, tanti soldi. Gesù propone di essere “la porta” attraverso cui passare per raggiungere la felicità vera.

Maestro, che mi conosci per nome e di cui ormai riconosco la voce, guidami sulle strade della vita. Tu solo puoi colmare la nostra sete di felicità.

La voce di un politico

“Le cose più importanti per essere felici sono l’avere qualcosa da fare, qualcosa da amare e qualcosa in cui sperare”.

 

 

 

 

Joseph Addison

Politico

 

 

Commento di suor Emilia Di Massimo

emiliadimassimo@libero.it

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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