DALLA PAROLA DEL GIORNO
«Risorto al mattino, il primo giorno dopo il sabato, Gesù apparve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva scacciato sette demòni. Questa andò ad annunciarlo a quanti erano stati con lui ed erano in lutto e in pianto. Ma essi, udito che era vivo e che era stato visto da lei, non credettero.
Dopo questo, apparve sotto altro aspetto a due di loro, mentre erano in cammino verso la campagna. Anch’essi ritornarono ad annunciarlo agli altri; ma non credettero neppure a loro.
Alla fine apparve anche agli Undici, mentre erano a tavola, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto. E disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura».
Parola del Signore».
Mc 16,9-15
Come vivere questa Parola?
Possiamo chiamare questo Vangelo, il Vangelo dell’incredulità. Gesù richiama ai discepoli per la durezza del loro cuore, ma nonostante manchino di intendimento e di fiducia in coloro che avevano avuto l’esperienza del Risorto, Gesù confida a loro una missione: “andate in tutto il mondo e proclamate il vangelo a ogni creatura” Questo è il Signore, ci ama tanto, crede in noi, che nonostante noi stessi, ci dà la missione di annunziare il vangelo. Siamo fragili vasi di argilla che portiamo dentro un grande tesoro.
Il vangelo suscita un interrogativo, una domanda: nei nostri giorni sarà che ci manca certezza, convinzioni, esperienza forte di preghiera per annunciare la gioia del Vangelo?
Signore Gesù sono uno strumento fragile, un vaso d’argilla, ma così vuoi servirti di me, per annunciare il Vangelo a tutta la creazione. Fa che sia il tuo Spirito che agisca in me, che parli per me, che mi riempia di te e che faccia addolcire la durezza del mio cuore.
La vocedi due religiosi: Liliana Franco Echeverri, ODN colombiana Presidenta della CLAR Confererazione latinoamericana di religiosi. Gerardo Daniel Ramos, SCJ argentino
DONNE
LIBERTÁ CHE CI INONDA
Non c’è pentagramma che contenga
la tua ineffabile e significativa melodia,
né armonia che sostenga gli accordi
di tanta sorprendente sinfonia.
Ne dimora che trattenga il tuo seno accogliente,
una tenda di campagna per il mondo pellegrino.
Né ideologia che interpreti la tua inscrutabile parusia
che nei tuoi gesti e parole profetici ci abita.
Sei la libertà che sconcerta,
molto più amabile che comprensibile,
l’abisso a cui si lancia ogni giorno la speranza,
galoppando con volo deciso contro il vento,
convinta che le cresceranno le ali
invisibili certamente nel momento.
La luminosa fiaccola del nuovo
che continua ad illuminarci come sempre,
quando si nascondono schive le stelle
ma, intrepidi non abbandonano mai i tuoi sogni.
La parola nuda che interpella la coscienza,
e spaventa il fantasma dello scoraggiamento e l’indolenza.
Sei l’esuberante traboccare di semi,
nel generoso solco, e profondo della terra.
Il pianto pasquale che feconda notti di parto,
mani delicate che accarezzano, creando e consolando.
Alba inaspettata che accorre e ci libera con inedito sorriso.