DALLA PAROLA DEL GIORNO

«Ecco, nel giorno del vostro digiuno curate i vostri affari,
angariate tutti i vostri operai.
Ecco, voi digiunate fra litigi e alterchi
e colpendo con pugni iniqui.
Non digiunate più come fate oggi,
così da fare udire in alto il vostro chiasso.
È forse come questo il digiuno che bramo,
il giorno in cui l’uomo si mortifica?
Piegare come un giunco il proprio capo,
usare sacco e cenere per letto,
forse questo vorresti chiamare digiuno
e giorno gradito al Signore?
Non è piuttosto questo il digiuno che voglio:
sciogliere le catene inique,
togliere i legami del giogo,
rimandare liberi gli oppressi
e spezzare ogni giogo?
Non consiste forse nel dividere il pane con l’affamato,
nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto,
nel vestire uno che vedi nudo,
senza trascurare i tuoi parenti?»

Isaia 58,3b-7

Come vivere questa Parola?

Questo brano se lo riportiamo a noi ci dice chiaramente quale digiuno chiede il Signore in questo periodo di Quaresima, oltre a quanto riporta il Canone 1251 citato mercoledì. Attraverso questo brano il Signore ci dice che da noi vuole la giustizia e lo spiega bene Papa Francesco nella parte dell’omelia sotto riportata.

La voce del Papa

“Come si fa a parlare di digiuno e penitenza e poi non pagare i contributi alle collaboratrici domestiche o il giusto stipendio ai propri dipendenti ricorrendo al salario in nero? Proprio dal rischio di cadere nella tentazione di prendere la tangente della vanità, del voler apparire buoni facendo una bella offerta alla Chiesa mentre si sfruttano le persone. È il digiuno “ipocrita” — è la parola che usa tanto Gesù — ed è un digiuno per farsi vedere o per sentirsi giusto, ma nel frattempo ho fatto ingiustizie, non sono giusto, sfrutto la gente. Non vale dire: io sono generoso, farò una bella offerta alla Chiesa. Piuttosto, dimmi: tu paghi il giusto alle tue collaboratrici domestiche? Ai tuoi dipendenti li paghi in nero? O come vuole la legge perché possano dare da mangiare ai loro figli? È una parola del Signore rivolta a coloro che fanno questo digiuno ipocrita che sembra detta per i nostri giorni. Pensiamo al nostro cuore, come noi digiuniamo, preghiamo, diamo elemosine ci aiuterà pensare cosa sente un uomo dopo una cena che ha pagato, non so, duecento euro, torna a casa e vede uno affamato e non lo guarda e continua a camminare”.

 

 

Papa Francesco

Meditazione mattutina nella cappella della Domus Sanctae Marthae - 3 marzo 2017

                                                     

 

Commento di Claudio Del Brocco

claudiodelbrocco@yahoo.it

                                                                     

 

 

 

 

 

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