DALLA PAROLA DEL GIORNO
«Si rallegrino il deserto e la terra arida, esulti e fiorisca la steppa.
Come fiore di narciso fiorisca; sì, canti con gioia e con giubilo.»
Is 35,1
Come vivere questa Parola?
Il fatto di avere nei cieli un Padre comune che ci ama, non può non essere un motivo di gioia: una gioia che va comunicata ai fratelli.
Troppi hanno trasformato il cristianesimo in musoneria, troppi soffocano tra gli sbadigli l’assemblea eucaristica. Questa nostra epoca, eccessivamente problematica, ha deteriorato il gusto della festività e della fantasia. Celebriamo ancora delle feste, ma mancano spesso di brio e di emozione. Anche le feste più tradizionali hanno qualcosa di vacuo e frenetico. Sembriamo ansiosamente, perfino ossessivamente decisi a divertirci, ma sotto la superficie avvertiamo la mancanza di qualcosa di autentico.
Anche la nostra fantasia è diventata anemica: cinema e televisione hanno malamente surrogato i nostri sogni. Per sua natura ognuno di noi è una creatura che non soltanto lavora e pensa, ma canta, danza, prega, racconta, celebra. Insieme, festività e fantasia permettono all’uomo di sperimentare il presente in modo più ricco, gioioso e creativo.
Non dimentichiamoci che il Dio che continuamente «viene» è colui che dà inizio alla «festa» e ne costituisce la ragione ultima.
“Davanti a te egli preparerà la tua via”. (Mt 11,10)
La voce di un Padre della Chiesa
«Preparate la strada» significa: Io risuono al fine di introdurre Lui nel cuore, ma Lui non si degna di venire dove voglio introdurlo, se non gli preparate la via.
Che significa: Preparate la via, se non: chiedete come si deve? Che significa: Preparate la via, se non: siate umili di cuore? Prendete esempio dal Battista che, scambiato per il Cristo, dice di non essere colui che gli altri credono sia. Si guarda bene dallo sfruttare l’errore degli altri ai fini di una sua affermazione personale. Eppure se avesse detto di essere il Cristo, sarebbe stato facilmente creduto, poiché lo si credeva tale prima ancora che parlasse. Non lo disse, riconoscendo semplicemente quello che era. Precisò le debite differenze. Si mantenne nell’umiltà. Vide giusto dove trovare la salvezza. Comprese di non essere che una lucerna e temette di venire spenta dal vento della superbia”.
(Da “I discorsi” di Sant’Agostino, vescovo.)