DALLA PAROLA DEL GIORNO
«2L’angelo del Signore gli apparve in una fiamma di fuoco dal mezzo di un roveto. Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva per il fuoco, ma quel roveto non si consumava. 3Mosè pensò: «Voglio avvicinarmi a osservare questo grande spettacolo: perché il roveto non brucia?». 4Il Signore vide che si era avvicinato per guardare; Dio gridò a lui dal roveto: «Mosè, Mosè!». Rispose: «Eccomi!». 5Riprese: «Non avvicinarti oltre! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è suolo santo!». 6E disse: «Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe». Mosè allora si coprì il volto, perché aveva paura di guardare verso Dio»
Es 3,2-6
Come vivere questa Parola?
Noi sappiamo dal libro della Genesi che Dio è fonte della vita (cfr. Gen 2,7) e ciascuno di noi percepisce della vita principalmente un aspetto (luce, pace, gioia, amore ecc.) pur mantenendo, nella sua essenza, una sua unità. Più intuiamo la vita dentro di noi più la desideriamo, insieme alla sua fonte, in modo ardente. La bellezza di questo desiderio è che non ci toglie alcuna energia (arde senza bruciare), ma più ardiamo dal desiderio più viviamo e questo ardere illumina la nostra vita. Questo fuoco di amore, pace, luce ecc. ci attrae a sé come è accaduto a Mosè (e lo chiamò dal roveto). Se rispondiamo come lui (Eccomi), senza maschere o remore (togliti i calzari) in quanto è la realtà più profonda (una terra sacra) attualizzeremo ciò che ha detto Gesù alla Samaritana nel vangelo di Giovanni al capitolo 4 “Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità:”. È una chiamata per tutti all’adorazione per vivere immersi nelle dinamiche di Dio e orientare in Lui le nostre decisioni, come sappiamo dal proseguo del testo biblico (cfr Es 3)
Signore, fa che io possa sempre rispondere alle tue chiamate e possa agire secondo il tuo volere.
La voce di Papa Francesco
“Che cosa vuol dire adorare Dio? Significa imparare a stare con Lui, a fermarci a dialogare con Lui, sentendo che la sua presenza è la più vera, la più buona, la più importante di tutte. (…) Adorare il Signore vuol dire dare a Lui il posto che deve avere; adorare il Signore vuol dire affermare, credere, non però semplicemente a parole, che Lui solo guida veramente la nostra vita; adorare il Signore vuol dire che siamo convinti davanti a Lui che è il solo Dio, il Dio della nostra vita, il Dio della nostra storia”.
(Omelia Basilica di San Paolo Fuori le Mura – III Domenica di Pasqua, 14 aprile 2013)