DALLA PAROLA DEL GIORNO
«Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli.
Fu trasfigurato davanti a loro […] Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!».»
Mc 9,2.7
Come vivere questa Parola?
L’episodio della trasfigurazione o meglio della trasformazione (metamorfosi nel verbo greco) si inserisce in un momento importante di eventi che lo precedono, un contesto di perplessità e di dubbio da parte dei discepoli. Gesù aveva appena ricevuto la professione di Pietro, (“Tu sei il Cristo” 8,29) e Lui subito parla /insegna della sua sofferenza e della sua morte (8.31). Pietro si ribella a questa rivelazione: un perdente e uno sconfitto come poteva rivelarsi Messia? Proprio in questa incomprensione Gesù prende con sé questi tre discepoli e li inserisce in una manifestazione della sua divinità per confermarli, per sostenerli, per aiutarli a vivere la prossima Trasfigurazione alla quale sarebbero andati incontro: quella del Getsemani e poi della Croce. “Ci siamo sbagliati”, sembrano dubitare i tre discepoli? Non vi siete sbagliati, «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». Risponde il Padre! Vi siete chiesti se vale la pena seguire uno che va a perdere la vita? Vale la pena. Il Figlio va seguito anche nei giorni bui, va ascoltato perché Lui dice il vero, non impeditegli di andare a Gerusalemme!
Nella Trasfigurazione gli occhi dei discepoli riescono a vedere altro, ecco dona anche a noi occhi da Risorto Gesù, occhi che sanno vedere l’amore nei gesti che ci circondano, anche se duri e di sofferenza; occhi che ti sappiano riconoscere in ciò che viviamo senza aspettare che sia la realtà a cambiare! Se è il nostro sguardo a cambiare allora la nostra vita cambierà: converti il nostro sguardo, Gesù!
La voce di Papa Francesco
“A volte capita di attraversare momenti di oscurità nella vita personale, familiare o sociale, e di temere che non ci sia una via d’uscita. Ci sentiamo spauriti di fronte ai grandi enigmi come la malattia, il dolore innocente o il mistero della morte. Nello stesso cammino di fede, spesso inciampiamo incontrando lo scandalo della croce e le esigenze del Vangelo, che ci chiede di spendere la vita nel servizio e di perderla nell’amore, invece di conservarla per noi stessi e difenderla. Abbiamo bisogno, allora, di un altro sguardo, di una luce che illumini in profondità il mistero della vita e ci aiuti ad andare oltre i nostri schemi e oltre i criteri di questo mondo. Anche noi siamo chiamati a salire sul monte, a contemplare la bellezza del Risorto che accende barlumi di luce in ogni frammento della nostra vita e ci aiuta a interpretare la storia a partire dalla vittoria pasquale.”
(ANGELUS, 28 febbraio 2021)