DALLA PAROLA DEL GIORNO
«Detto questo, mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi. Essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, quand’ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo».»
At. 1,10-11
Come vivere questa Parola?
Sono passati quaranta giorni dalla Pasqua e ci troviamo di nuovo a cercare colui che è risorto in un luogo fisico che non gli appartiene più. Per questo i due uomini in bianche vesti dicono ai discepoli: “Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo ?…”ed è anche il filo rosso che unisce tutta la Liturgia della Parola.
Forse non tutti sanno che, nell’antichità questa grande solennità che oggi festeggiamo veniva chiamata anche la “Festa del Distacco”. Se ci pensiamo bene, è il nome più adatto da dare a questa Domenica. Gesù si allontana da questo mondo con la promessa di non lasciarci orfani ma di mandarci lo Spirito, la grande solennità della prossima settimana, ma fatto sta che non lo possiamo più vedere… se non nei fratelli; non possiamo più ascoltarlo… se non nella sua Parola; non possiamo più gustarlo… se non nell’Eucarestia; non possiamo più toccarlo… se non nelle ferite dei deboli. E tutto questo non è poco.
Questa frase di Gesù Accompagni la mia giornata, la ripeto nel mio cuore: «Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt. 28,19)
La voce di Papa Francesco
“Oggi nostro Signore Gesù Cristo è asceso al cielo. Con lui salga pure il nostro cuore.
Ascoltiamo l’apostolo Paolo che proclama: «Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio. Pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra» (Col 3, 1-2). Come egli è asceso e non si è allontanato da noi, così anche noi già siamo lassù con lui, benché nel nostro corpo non si sia ancora avverato ciò che ci è promesso. Cristo è ormai esaltato al di sopra dei cieli, ma soffre qui in terra tutte le tribolazioni che noi sopportiamo come sue membra. Di questo diede assicurazione facendo sentire quel grido: «Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?» (At 9, 4). E così pure: «Io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare» (Mt 25, 35). Perché allora anche noi non fatichiamo su questa terra, in maniera da riposare già con Cristo in cielo, noi che siamo uniti al nostro Salvatore attraverso la fede, la speranza e la carità? Cristo, infatti, pur trovandosi lassù, resta ancora con noi. E noi, similmente, pur dimorando quaggiù, siamo già con lui. E Cristo può assumere questo comportamento in forza della sua divinità e onnipotenza. A noi, invece, è possibile, non perché siamo esseri divini, ma per l’amore che nutriamo per lui. Egli non abbandonò il cielo, discendendo fino a noi; e nemmeno si è allontanato da noi, quando di nuovo è salito al cielo. Infatti egli stesso dà testimonianza di trovarsi lassù mentre era qui in terra: Nessuno è mai salito al cielo fuorché colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo, che è in cielo (cfr. Gv 3, 13)”.
(Dai Discorsi di Sant’Agostino, vescovo)