In questi giorni diciamo “buona Pasqua”, può sembrare un cliché, una frase religiosa, la dicono tutti, anch’io appartengo a quei tutti, quindi la ripeto anch’io, ma cosa significa augurare agli altri una buona Pasqua?

Abbiamo appena concluso la Settimana Santa, la settimana più importante di tutto l’anno liturgico. Questa settimana, in ognuno dei suoi giorni, ci  ha accompagnato a contemplare dall’incarnazione il significato profondo dell’umanità di Gesù che raggiunge la sua pienezza con la passione, la morte e la risurrezione.

La domenica delle palme ci introduce in un mondo di contraddizioni, un asino, l’esultanza della folla, una massa che segue e grida senza sapere cosa sta facendo e dicendo, e Gesù che si prepara con i suoi discepoli a celebrare la Pasqua ebraica.

Il lunedì santo è il giorno dell’amicizia. Betania è il luogo dell’incontro, dell’intimità; Gesù incontra i suoi amici perché li ama e in quel momento della sua vita ha bisogno della loro presenza, del loro conforto, delle loro carezze.

Il martedì e il mercoledì santo sono giorni di tradimento, di dolore: quanto fa male essere traditi da qualcuno in cui si confida!

Questi primi giorni della Settimana Santa ci rivelano tracce della profonda umanità di Gesù. È solo a partire da questa umanità piena che possiamo cercare di “capire” ciò che Gesù ha vissuto in quello che oggi chiamiamo il Triduo Pasquale.

Il giovedì santo è il giorno in cui l’amore e il dono di sé si fondono in un unico dono. Gesù ci ama così tanto che il modo migliore per rimanere tra noi è diventare pane, un pane che mangiamo, che ci nutre. È la forza di questo pane che ci rende capaci di vivere con Lui, il dolore indescrivibile del Venerdì Santo.

Il venerdì santo è l’espressione più concreta di onestà e coerenza. Gesù non è andato in croce perché il Padre lo aveva sempre progettato così; è andato in croce come conseguenza del suo modo di vivere nella libertà propria del Regno di Dio. Le sue parole, i suoi gesti, i suoi passi, il suo modo di essere e di vivere come persona lo hanno portato alla croce; è stato coerente fino alla fine. La sua coerenza ci fa tremare perché noi che ci diciamo cristiani, il più delle volte, quando la vita ci mette in condizione di essere coerenti in ciò che pensiamo, diciamo e facciamo, fuggiamo per la via più comoda. Lui si è alzato, non è fuggito, ha affrontato la vita. E muore, agli occhi del mondo, come un fallito. Su quella croce, tutto è finito.

Gesù è morto. Si sente il silenzio di Dio. E in mezzo a questo silenzio abitato da un’infinità di domande, penso… Chi di noi in questi giorni santi ha consolato Maria? Chi di noi consola Dio? Possiamo provare a immaginare il dolore indicibile che provano Maria e Dio Padre? Il Figlio è morto… E ora?

Ora accade l’inaspettato. Il primo ad essere sorpreso è Gesù. Sì, Dio Padre trasforma il significato della croce in vita piena e risuscita il suo amato Figlio. E allora è PASQUA.

La Pasqua è sorpresa, stupore per l’inatteso, è vita in pienezza e abbondanza. L’incarnazione abbraccia e si fonde con la divinità. La divinità del Figlio abbraccia l’incarnazione. E in questo Figlio risorto siamo tutti figli di Dio Padre. E quindi è PASQUA.

Augurarci BUONA PASQUA DI RESURREZIONE significa lasciarsi sorprendere dalla vita di Dio che abita in noi, e le sorprese ci riempiono sempre di gioia, di delizia, di entusiasmo, di festa. Ed è proprio così che Dio sogna che viviamo, pieni e felici.

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