Gesù disse ai suoi discepoli: «Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. Avete inteso che fu detto agli antichi: Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: Stupido, dovrà essere sottoposto al sinèdrio; e chi gli dice: pazzo, sarà destinato al fuoco della Geènna»

 Mt 5,20-22

Come vivere questa Parola?

Gesù ha parlato chiaro quel giorno in cui ha smascherato la violenza che sta dietro all’inveire contro il proprio fratello. Addirittura il Maestro condanna anche chi dice soltanto parolacce contro chi ha avuto problemi di relazione con lui. Non ha usato sottintesi: “chi si adira con il proprio fratello e chi dice stupido al proprio fratello questi lo ha ucciso “. Si proprio così. Perché cosa significa uccidere se non toglierlo di mezzo, o meglio toglierlo di mezzo dalla propria vita? Gesù non propone una legge diversa: “Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge. Non sono venuto per abolire, ma per dare compimento”. “Ma io vi dico”. Quel ma non è un’antitesi, ma un completamento: l’uccisione fisica viene da un’uccisione interna dell’altro: dall’ira, dal disprezzo, dalla rottura della fraternità nei suoi confronti. L’ira è l’uccisione dell’altro nel proprio cuore. Il disprezzo è l’uccisione interiore che prepara e permette quella esteriore”. Tutte le guerre sono precedute da una campagna denigratoria del nemico, considerato indegno di vivere e meritevole della morte: di conseguenza, ucciderlo è un dovere; anzi, è un’opera gradita a Dio, come ci ha detto Gesù: “Verrà l’ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio”. Il comandamento dell’amore del prossimo è superiore anche a quello del culto. La pace con il fratello è condizione indispensabile per la pace e l’incontro con il Padre. Papa Francesco, nelle sue catechesi, ritorna molte volte su questo tema: “Spesso riteniamo che i nostri peccati allontanino il Signore da noi: in realtà, peccando, noi ci allontaniamo da Lui, ma Lui, vedendoci nel pericolo, ancora di più ci viene a cercare. Dio non si rassegna mai alla possibilità che una persona rimanga estranea al suo amore”.

Signore, che io ascolti e viva questa tua parola: «Vi do un comandamento nuovo; come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri». (Gv 13,34)

La voce di Papa Francesco

“Fare esperienza della riconciliazione con Dio permette di scoprire la necessità di altre forme di riconciliazione: nelle famiglie, nei rapporti interpersonali, nelle comunità ecclesiali, come pure nelle relazioni sociali e internazionali. La riconciliazione infatti è anche un servizio alla pace, al riconoscimento dei diritti fondamentali delle persone, alla solidarietà e all’accoglienza di tutti”.

 

 

Commento di Sr Graziella Curti FMA

vicaria.bonvesin@gmail.com

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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