DALLA PAROLA DEL GIORNO

«Rispose allora Pietro insieme agli apostoli: “Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini”. Il Dio dei nostri padri ha resuscitato Gesù, che voi avevate ucciso appendendolo ad una croce».

At 5,29-30

Come vivere questa Parola?

E’ il quarto discorso di Pietro, ancora davanti al sinedrio, in risposta alla duplice accusa di aver disobbedito “insegnando quel nome”, e di aver incolpato i notabili del popolo per la morte di Gesù. Da notare l’allergia verso “quel nome”, da parte del sinedrio, nome attorno al quale si sta verificando la grande svolta. In primo luogo Pietro riafferma il dovere di sottomettersi a Dio più che agli uomini, perché solo a chi si sottomette a lui è dato lo Spirito Santo. In secondo luogo Gesù, a differenza dei capi del sinedrio è chiamato “Signore”, “Capo” e “Salvatore”. In terzo luogo, l’opera di questo capo e salvatore, consiste nel dare a Israele la grazia della conversione e il perdono dei peccati.

La reazione rabbiosa è preoccupante; dopo il nazareno, si pensa all’eliminazione fisica anche degli apostoli.

Accompagna la mia giornata questa Parola: “Chi crede nel Figlio, ha la vita eterna”

La voce di un Biblista

“«Credere in Gesù» non è solo un’esperienza teorica, un esercizio mentale. Non consiste semplicemente in un’adesione religiosa. È un’«opera» nella quale i suoi discepoli devono impegnarsi per tutta la vita. Credere in Gesù è una realtà da coltivare e per cui darsi da fare giorno dopo giorno.

«Credere in Gesù» significa configurare la vita a partire da lui, convinti che la sua fu una vita vera: una vita che conduce alla vita eterna. Il suo modo di vivere Dio quale Padre, di reagire sempre con misericordia, il suo impegno per far sorgere la speranza sono i migliori atteggiamenti che l’uomo può assumere a sua volta.

«Credere in Gesù» significa vivere e darsi da fare per qualcosa di ultimo e decisivo: sforzarsi per un mondo più umano e giusto, rendere più reale e più credibile la paternità di Dio, non dimenticare coloro che corrono il rischio di venire dimenticati da tutti, anche dalle religioni. E tutto ciò sapendo che il nostro piccolo impegno, sempre povero e limitato, è l’opera più umana che possiamo compiere.

Per questo, disinteressarci della vita degli altri, vivere tutto con indifferenza, rinchiuderci solo nei nostri interessi, ignorare la sofferenza della gente che incontriamo lungo il cammino… sono indizi del fatto che non ci stiamo «dando da fare» per la nostra fede in Gesù”.

(C. M. Martini: “La vita illuminata dalla fede”.)

 

 

Commento di Roberto Proietti

robertocerreto82@gmail.com

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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