DALLA PAROLA DEL GIORNO
«vennero i farisei e si misero a discutere con Gesù, chiedendogli un segno dal cielo, per metterlo alla prova.
Ma egli sospirò profondamente e disse: «Perché questa generazione chiede un segno? In verità io vi dico: a questa generazione non sarà dato alcun segno».
Li lasciò, risalì sulla barca e partì per l’altra riva».
Mc 8,11-13
Come vivere questa Parola?
“Non mi basta, anch’io ho bisogno di un segno perché mi renderebbe più sicuro” è un’espressione pronunciata quando non mi fido degli altri o quando esigo di più dagli altri. Nell’istante in cui la penso, mi manca l’apertura, l’umiltà, la fiducia. Di fronte alla mia ostinazione, come quella dei farisei, Gesù non ha motivo di concedermi un segno, sarebbe inutile. O colgo il suo messaggio in profondità e mi lascio guidare, o pretendo di fissare come Dio deve agire con me e allora lo allontano. Il Signore rispetta la mia decisione, sta a me capire se essa mi impedisce l’incontro che mi porta alla salvezza. Lasciarsi amare è possibile, non soltanto con le mie forze. La fede mi aiuta a scoprire questa nuova e sconosciuta opportunità.
Signore Gesù, donami la consapevolezza e decisione di fare questo passaggio dal dovere al dono.
La voce di Papa Francesco
“Ecco un primo test: che cos’è per me la fede? Se è principalmente un dovere o una moneta di scambio, siamo fuori strada, perché la salvezza è un dono e non un dovere, è gratuita e non si può comprare. La prima cosa da fare è liberarci di una fede commerciale e meccanica, che insinua l’immagine falsa di un Dio contabile. E tante volte nella vita possiamo vivere questo rapporto di fede ‘commerciale’: io faccio questo perché Dio mi dia questo”. In un secondo passaggio, Gesù “aiuta quel tale offrendogli il volto vero di Dio. Infatti, ‘fissò lo sguardo su di lui’ e ‘lo amò’ (v. 21): questo è Dio! Ecco da dove nasce e rinasce la fede: non da un dovere, non da qualcosa da fare o pagare, ma da uno sguardo di amore da accogliere”. La vita cristiana diventa bella, se non si basa sulle nostre capacità e sui nostri progetti, ma si basa sullo sguardo di Dio. La tua fede, la mia fede è stanca? Vuoi rinvigorirla? Cerca lo sguardo di Dio: mettiti in adorazione, lasciati perdonare nella Confessione, stai davanti al Crocifisso. Insomma, lasciati amare da Lui. Questo è l’inizio della fede: lasciarsi amare da Lui, che è padre”. Quello che manca però a quell’uomo è “il dono, la gratuità”: “Va’, vendi quello che hai, dallo ai poveri”, dice Gesù nel Vangelo odierno. Ma “è quello che forse manca anche a noi. Spesso facciamo il minimo indispensabile, mentre Gesù ci invita al massimo possibile. Quante volte ci accontentiamo dei doveri, i precetti, qualche preghiera e tante cose così mentre Dio, che ci dà la vita, ci domanda slanci di vita! Nel Vangelo di oggi si vede bene questo passaggio dal dovere al dono; Gesù inizia ricordando i comandamenti e arriva alla proposta positiva: ‘Va’, vendi, dona, seguimi!’ (cfr v. 21). La fede non può limitarsi ai no, perché la vita cristiana è un sì, un sì d’amore”. Una fede senza dono, senza gratuità, è una fede incompleta, debole, ammalata. Potremmo paragonarla a un cibo ricco e nutriente a cui però manca sapore. Oggi possiamo domandarci: ‘A che punto sta la mia fede? La vivo come una cosa meccanica, come un rapporto di dovere o di interesse con Dio? Mi ricordo di alimentarla lasciandomi guardare e amare da Gesù?, conclude il Pontefice, il cui pensiero, dopo la benedizione, va ai nuovi beati.
(Omelia di Papa Francesco, domenica 11 Marzo 2018)