DALLA PAROLA DEL GIORNO

«In quello stesso istante Gesù esultò nello Spirito Santo e disse: «Io ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, che hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, Padre, perché così a te è piaciuto.  Ogni cosa mi è stata affidata dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare». E volgendosi ai discepoli, in disparte, disse: «Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete. Vi dico che molti profeti e re hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, ma non lo videro, e udire ciò che voi udite, ma non l’udirono».»

Lc 10,21-28

Come vivere questa Parola?

Gesù si fida dell’uomo, si fida di quei discepoli che ha appena rimproverato perché ancora increduli sulla sua resurrezione. Contro ogni logica umana, a questi uomini che lo hanno abbandonato, spaventati e deboli, affida il compito di annunciare il Vangelo, la sua parola fatta carne. Annunciare Cristo, per tanto tempo è stato interpretato come fare proseliti. Gesù voleva solo portare la buona notizia della salvezza a tutti gli uomini. Accogliere o non accogliere questo messaggio è l’unico criterio di salvezza. Nel brano si parla di demòni, serpenti, veleni e malattie. Gesù non ci garantisce che non avremo difficoltà, problemi o situazioni critiche. Gesù ci garantisce che avremo la forza di affrontarli perchè Lui è in noi e con Lui tutto è affrontabile. Con l’ascensione Gesù entra in una realtà completamente nuova con tutta la sua realtà personale umana e divina divenendo ponte che unisce terra e cielo. Ma la sua presenza rimane fra noi: «Io sono con voi fino alla fine del mondo». Occorrono occhi sempre nuovi, limpidi per poterlo riconoscere e scoprire la sua presenza nella nostra vita. Così, oggi, il Signore agisce con noi. La solennità dell’Ascensione è la celebrazione della presenza di Gesù dentro tutte le cose. Gesù non è a fianco della realtà, è dentro. Non è lontano, non devo andare da qualche parte per incontrarlo, devo entrare nel cuore di tutte le cose dove è la sua presenza. La solennità dell’Ascensione custodisce il paradosso di un’assenza e di una presenza che stanno insieme. L’assenza diventa una modalità di presenza. La ferita della sua assenza ce lo rende ancora più profondamente presente. Non c’è ed è il cuore di tutto. L’Ascensione inaugura un tempo di vuoto e contemporaneamente un tempo che ci dona una libertà immensa di ricerca, un tempo di missione. Prima di salire al cielo, infatti, Gesù affida ai discepoli il compito di annunciare il Vangelo. Se in un certo senso l’Ascensione è la conclusione della parabola umana di Gesù, nello stesso tempo il ritorno al Padre di Gesù è la possibilità di un inizio. Spesso quello che ci sembra la fine di qualcosa, ci apre degli scenari nuovi. L’Ascensione apre il tempo dello Spirito, il tempo della Chiesa, il tempo che il Signore affida a ciascuno di noi.

La nostra fiducia sia in te Signore, nella certezza che tu sei sempre vicino a noi e ci darai la forza di portare a compimento, ciò per cui tu ci hai mandato.

La voce di Papa Francesco

“Il cuore dell’uomo desidera la gioia. Tutti desideriamo la gioia, ogni famiglia, ogni popolo aspira alla felicità. E la gioia che siamo chiamati a vivere è quella che viene dalla vicinanza di Dio, dalla sua presenza nella nostra vita. Da quando Gesù è entrato nella storia, l’umanità ha ricevuto il germe del Regno di Dio, come un terreno che riceve il seme, promessa del futuro raccolto. Non occorre più cercare altrove! Gesù è venuto a portare la gioia a tutti e per sempre”

(Angelus, III Domenica di Avvento 2014)

 

 

Commento di Sr Gisella Serra FMA

gisel.serra@gmail.com

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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