DALLA PAROLA DEL GIORNO

I discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Vennero da Gesù e gli dissero: «Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?».

Gesù disse loro: «Possono forse digiunare gli invitati a nozze, quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare. Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora, in quel giorno, digiuneranno.

Nessuno cuce un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo porta via qualcosa alla stoffa vecchia e lo strappo diventa peggiore. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri, e si perdono vino e otri. Ma vino nuovo in otri nuovi!».

Mc 2, 18-22

Come vivere questa Parola?

Si deve digiunare, dice Gesù, quando lo Sposo non è presente nella vita dei discepoli! Si comprende questo insegnamento sul senso profondo del digiuno se onestamente si prova a dare una risposta alla domanda: quando lo Sposo non è presente nel cammino discepolare? Penso che ciò avvenga ogni volta che l’attenzione principale anziché sul Cristo è rivolta alle proprie ansie e preoccupazioni, alle paure riguardanti il futuro, a ciò che mette nel cuore sfiducia e disperazione, alle proprie ambizioni sbagliate. Quando non si pensa ad altro che a questo bisognerebbe ricordare la risposta di Gesù a Satana che, approfittando della sua fame, dopo quaranta giorni di digiuno, gli chiede di sfamarsi trasformando le pietre in pane: «Non di solo pane vivrà l’uomo ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio» (cfr Dt 8, 3).

Se la nostra esistenza di discepoli e discepole di Cristo non è centrata in lui e nutrita dall’ascolto della sua Parola non ci sarà mai un vero rinnovamento ecclesiale, comunitario e personale ma dei semplici rattoppi che rischiano di creare lacerazioni ancora più profonde.

Signore, fai che gli “otri” delle nostre realtà ecclesiali siano resi capaci di contenere il “vino nuovo” della tua presenza e della tua parola cosicché non venga disperso e sprecato ma offerto a tutti gli uomini e le donne del mondo con abbondanza. Così sia!

La voce del Papa

«Sogno una scelta missionaria capace di trasformare ogni cosa, perché le consuetudini, gli stili, gli orari, il linguaggio e ogni struttura ecclesiale diventino un canale adeguato per l’evangelizzazione del mondo attuale, più che per l’autopreservazione. La riforma delle strutture, che esige la conversione pastorale, si può intendere solo in questo senso: fare in modo che esse diventino tutte più missionarie, che la pastorale ordinaria in tutte le sue istanze sia più espansiva e aperta, che ponga gli agenti pastorali in costante atteggiamento di “uscita” e favorisca così la risposta positiva di tutti coloro ai quali Gesù offre la sua amicizia».

(FRANCESCO, Evangelii gaudium, 27)

 

 

 

Commento di Don Giuseppe Tilocca

giustiloc@tiscali.it

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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