DALLA PAROLA DEL GIORNO
Mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire:
«Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione….».
Lc 11,29-32
Come vivere questa Parola?
La parola “segno” di sua natura è il rimando ad un’altra realtà, come il fumo al fuoco. Quando noi non siamo sicuri – o vogliamo avere delle certezze – ci rivolgiamo a qualcuno chiedendo, pretendendo dei segni. Es: “Fammi vedere quanto mi vuoi bene…!” e innescando a volte un rapporto di ricatto invece che fiducia! Chiedere un segno a volte è anche pretendere che la persona faccia quello che noi abbiamo in testa, che obbedisca alla nostra logica. Gesù in questo brano parla ai suoi contemporanei, ma non facciamo fatica a capire che il Vangelo è rivolto anche a noi e ci chiede, rifacendosi a Giona, di imparare a mettere al centro il grande valore della fiducia. La fiducia ci sbilancia, ma ci dà vita. Fidarci: fidarci di Lui, credere nell’Amore che Lui ha per noi. Noi sappiamo quanta fatica abbia fatto Giona ad accogliere la logica di Dio, la sua volontà di bene, il suo amore misericordioso, quell’Amore che ha voluto e vuole in ogni momento la salvezza di tutti… Giona ha fatto fatica, ma i Niniviti hanno creduto a quello che Lui in nome di Dio ha predicato … e si sono salvati! Anche la nostra “povera fede” può diventare segno e dono di salvezza per altri!
Signore Gesù, aumenta la fiducia in Te e converti a Te la nostra mente e il nostro cuore!
La voce di Papa Francesco
«Gesù definisce questa generazione, una «generazione malvagia», perché non hanno capito che la legge che loro custodivano e amavano era una pedagogia verso Gesù Cristo. Infatti se la legge non porta a Gesù Cristo, non ci avvicina a Gesù Cristo, è morta. E per questo Gesù rimprovera i membri di quella generazione di essere chiusi, di non essere capaci di conoscere i segni dei tempi, di non essere aperti al Dio delle sorprese, di non essere in cammino […] Interroghiamoci sui due aspetti e chiediamoci: Io sono attaccato alle mie cose, alle mie idee, chiuso? O sono aperto al Dio delle sorprese? E ancora: Sono una persona ferma o una persona che cammina? E in definitiva io credo in Gesù Cristo e in quello che ha fatto. Cioè che è morto, risorto… credo che il cammino vada avanti verso la maturità, verso la manifestazione di gloria del Signore? Io sono capace di capire i segni dei tempi ed essere fedele alla voce del Signore che si manifesta in essi?». (Cfr: Meditazione Mattutina Nella Cappella della Domus Sanctae Marthae, Lunedì, 13 ottobre 2014)