DALLA PAROLA DEL GIORNO
Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. »
Mt 25, 31-46
Come vivere questa Parola?
Oggi Gesù ci ricorda ancora l’importanza dello sguardo, ci invita sai a saper andare oltre le apparenze sia di vedere oltre ciò che si vede per acquisire un atteggiamento di attenzione e di sensibilità nei confronti di chi è più povero con il quale Egli si identifica. Il nostro cammino umano-spirituale trova la sua autenticità quando siamo sempre più sensibili al mistero dell’altro, soprattutto se piccolo e fragile, quando viviamo in un amore che non è programmato ma è una continua sorpresa che esige la capacità di lasciarsi sorprendere fino ad uscire dalla nostra “zona confortevole”. L’invito ad amare «il prossimo tuo come te stesso» sembra avere un’eco: «amalo più di te stesso», forse perché credere è accorgersi dell’altro: è possibile se accogliamo ciò che in noi è più povero e più fragile, accettando che lo sguardo degli altri si posi su di noi con amore e autentica compassione per poi essere così a nostra volta.
Insegnaci che il luogo privilegiato della tua presenza è in chi mi è accanto; fa’ che lo amiamo lo accogliamo così come è. Probabilmente è l’unico modo attraverso il quale possiamo fare qualcosa per Te.
La voce di uno scrittore
“Guardandoti dentro puoi scoprire la gioia, ma è soltanto aiutando il prossimo che conoscerai la vera felicità”.
(Sergio Bambarén)