DALLA PAROLA DEL GIORNO

«Gesù disse ai suoi discepoli:

«Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. (…)

“In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.

Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”.

Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”.

E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».»

 

Mt 25, 31-46

Come vivere questa Parola?

Elemosina, preghiera e digiuno sono tre impegni che dovrebbero caratterizzare la vita cristiana in ogni istante e non solo nei quaranta giorni della Quaresima. Il racconto del giudizio finale ci aiuta a comprendere, in particolare, che l’elemosina non è solo un atto pietoso verso chi si trova in una situazione di svantaggio ma l’azione con cui ci si prende cura dell’altro, e, particolarmente, dell’altro che ha maggiormente bisogno del nostro aiuto. L’elemosina, quindi, se non la si vuole ridurre ai pochi spiccioli da gettare nelle mani del mendicante, è da intendere come l’atto d’amore con cui siamo chiamati ad offrire al fratello che ci viene posto di fronte e accanto nel cammino della vita non qualcosa ma noi stessi!

Signore, facci la grazia dell’apertura degli occhi per riconoscerti nei nostri fratelli, e specialmente in quelli più bisognosi. Così sia.

La voce di un Padre della Chiesa

«Non affliggerti, non recriminare d’esser nato in un tempo in cui non puoi vedere più il Signore nel suo corpo: non ti ha privato di questo onore, poiché egli assicura: Ogni volta che avete fatto qualcosa a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, lo avete fatto a me».(SANT’AGOSTINO, Discorso 103)

 

 

 

Commento di Don Giuseppe Tilocca

giustiloc@tiscali.it

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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