DALLA PAROLA DEL GIORNO
«Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare chi era perduto»
Lc 19,10
Come vivere questa Parola?
Essere cristiani, significa accettare Gesù come unico nostro salvatore, ma spesso ci troviamo che entriamo nelle dinamiche di questo mondo che cerca di tutto per allontanarci da Dio, invitandoci a fare svariati compromessi. Sicuramente, con la grazia di Dio, poco a poco riusciamo a capire queste dinamiche, che sono state accennate nella riflessione di ieri. I compromessi con le logiche di questo mondo sono compromessi con il suo principe; infatti Gesù chiama il diavolo, «principe di questo mondo» (Gv 12,31 Gv 14,30). Sono compromessi che ci portano verso la morte (Sir 15,17). Compromessi che ci portano a servire due padroni: «Non potete servire Dio e la ricchezza» (Mt 6,24). Queste sono quelle situazioni di peccato che tutti, chi in un modo o nell’altro, abbiamo vissuto: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra» (Gv 8,7) ma il Signore è venuto a salvarci. Per riconoscere ciò, nel più profondo del nostro cuore, abbiamo bisogno dell’umiltà con noi stessi, e questa umiltà ci permette di accettare che eravamo perduti e Lui è venuto a salvarci. Umiltà che non viene da un nostro sforzo, da varie tecniche che possiamo aver appreso, ma come frutto della preghiera che ci avvicina sempre più a Dio, che ci permette di accogliere Gesù come nostro unico medico e salvatore: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati» (Lc 5,31).
Signore, fammi capire quando seguo le vie della perdizione e salvami da esse.
La voce della Chiesa
“Il mondo contemporaneo avverte non senza difficoltà la confessione di fede cristiana, che proclama Gesù unico Salvatore di tutto l’uomo e dell’umanità intera (cf. At 4,12; Rom 3,23-24; 1 Tm 2,4-5; Tit 2,11-15). Da una parte, l’individualismo centrato sul soggetto autonomo tende a vedere l’uomo come essere la cui realizzazione dipende dalle sole sue forze. In questa visione, la figura di Cristo corrisponde più ad un modello che ispira azioni generose, con le sue parole e i suoi gesti, che non a Colui che trasforma la condizione umana, incorporandoci in una nuova esistenza riconciliata con il Padre e tra noi mediante lo Spirito (cf. 2 Cor 5,19; Ef 2,18)”.
(Lettera “Placuit Deo” n°2, della Congregazione per la Dottrina della Fede ai Vescovi della Chiesa cattolica su alcuni aspetti della salvezza cristiana, 01.03.2018)