DALLA PAROLA DEL GIORNO

 

«27Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. 28Avete udito che vi ho detto: «Vado e tornerò da voi». Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me» 

Gv 14, 27-28

 

 

Come vivere questa Parola?

In questi tempi di guerra e di violenza feroce, ci raggiunge la promessa di Gesù: “Vi lascio la pace. Vi do la mia pace”. Eppure la guerra continua. I morti non si contano più. Le fosse comuni si riempiono di cadaveri. Sui visi dei bambini si spegne il sorriso. Anche nei nostri rapporti quotidiani, la cenere dell’apatia, della indifferenza spegne quel residuo di speranza che fa brillare il fuoco. Spesso siamo sfiduciati. Stanchi di attendere.  Comunque, la vita  del  discepolo  di  Cristo  non  è  una  vita  facile,  non  è  un cammino  in  discesa,  non  è  una  via  senza  ostacoli.  Le contraddizioni e le sofferenze che possono appesantire la vita di un cristiano dipendono certamente dalle forze ostili che abitano il mondo e il  cuore  dell’uomo,  e  che  cercano  di  impedire  la  crescita  del Regno di Dio. La via della sequela è segnata soprattutto dalla croce, o meglio dall’esperienza stessa  di  Gesù,  dal  suo  mistero di  morte  e  risurrezione. La pace che dona il Maestro ai suoi discepoli non è quella che pone la sua sicurezza nelle armi o nei compromessi, oppure quella della tolleranza, purché nessuno si offenda. Il termine più esatto di questo dono di Dio è tradotto in Ebraico: “Shalòm” che è in stretto rapporto con «Principe della pace». La pace donata è la pace di Gesù,  cioè  quella  che  lui  stesso  possiede  e  che  lui  solo  può donare,  quella  pace  che  si  può  scoprire  solo  in  relazione  con  lui ,  quella  pace  che  abbraccia  tutta  la  vita, che si trasforma in gioia, che dà  qualità  alle  relazioni, che toglie ogni paura.  

O Padre, che nella risurrezione di Cristo tuo Figlio ci rendi creature nuove per la vita eterna, dona a noi, tuo popolo, di perseverare nella fede e nella speranza, perché non dubitiamo che si compiano le tue promesse. Per il nostro Signore Gesù Cristo. (Colletta)

La voce di un teologo martire del nazismo

«Avere la pace con un uomo significa poter costruire saldamente sulla sua fedeltà,  significa sapersi  una  cosa  sola  con  lui,  sapersi  da  lui  perdonati;  avere la  pace  significa  avere  una  patria  nell’irrequietezza  del  mondo, significa  posare  i  piedi  su  di  un  fondamento  sicuro:  fremano  e infurino  pure  le  onde,  non  possono  più  rapirmi  la  mia  pace.  La mia pace mi ha fatto libero dal mondo, mi ha fatto forte contro il mondo, mi ha fatto maturo per l’altro mondo».

 

D. Bonhoeffer

Teologo Martire

Commento di Sr Graziella Curti FMA

vicaria.bonvesin@gmail.com 

 

 

 

 

 

 

 

 

Questo sito utilizza i cookie per il suo corretto funzionamento. I dati registrati attraverso i cookie vengono utilizzati al solo scopo statistico. Se vuoi avere maggiori informazioni sull'uso dei cookie clicca qui.

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi