[Gesù apparve agli Undici] e disse loro:
«Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato.
Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
Mc 16, 15-18
Come vivere questa Parola?
Celebriamo oggi la festa della Conversione di S. Paolo apostolo che sigilla la Settimana ecumenica di preghiera per l’unità dei cristiani. L’ebreo Saulo diventa l’apostolo Paolo, si conferma l’Apostolo delle Genti. È Colui che ha vissuto in pienezza il comando di Gesù: “Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo ad ogni creatura”.
Oggi questo comando è rivolto a noi. Forse spesso ci sentiamo inadeguati incapaci increduli. È proprio lì che il Gesù ci ripete: Va’, annuncia!
Il versetto che precede il comando dell’annuncio è questo: “…li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risuscitato”. Incredibile! Dopo aver criticato la loro mancanza di fede pone tutta la sua fiducia in loro e li invita ad andare, a combattere contro il male, a curare le persone con la bontà e la mitezza, a rompere i meccanismi della mormorazione e del pettegolezzo e comunicare con il linguaggio dell’amore.
Diceva San Francesco ai suoi frati: “Predicate sempre il Vangelo e, se fosse necessario, anche con le parole!” Questo rende la nostra vita cristiana autentica.
Signore, donami di testimoniare con la vita la gioia di credere in Te.
La voce don Paolo Albera
“Gettiamoci fiduciosi, o carissimi, fra le braccia di Dio, come fece il nostro buon Padre; allora si formerà in noi pure la dolce necessità di parlare di Lui, e non sapremo più fare alcun discorso senza cominciare o terminare con Lui. Allora non solo i nostri pensieri e parole, ma anche le azioni nostre risentiranno alcunché del fuoco del divino amore, a salutare edificazione del prossimo; allora soprattutto ci riusciranno naturali, com’erano a Don Bosco, gli esercizi ordinari della perfezione religiosa, e porremo ogni nostra cura per non tralasciarne alcuno”
(2° Successore di Don Bosco, 1844 – 1921)