DALLA PAROLA DEL GIORNO
I discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo:
«Chi è dunque il più grande nel regno dei cieli?».
Allora Gesù chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: «In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me. Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino e fosse gettato negli abissi del mare.
Guardatevi dal disprezzare uno solo di questi piccoli, perché vi dico che
i loro angeli nel cielo vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli».
Mt 18, 1-6.10
Come vivere questa Parola?
In questo giorno di Festa per la chiesa e la Famiglia Salesiana, pensiamo al grande Santo, padre e maestro della gioventù. Non si è rinchiuso in sacrestia, non si è nascosto nelle sue cose ma è andato fuori per la strada a cercare i giovani, con quella caratteristica creatività propria di chi si lascia abitare dallo Spirito. La vicenda di educatore e di Santo inizia per don Bosco, alla domenica mattina quando usciva a cercare i giovani, dando così inizio all’oratorio. La creatività nasce da un’energia, una capacità interiore di coltivare sogni di amicizia ed essere segno di speranza per tanti giovani dispersi. La creatività è la capacità di far sognare, di aprire spazi, di andare oltre i confini. Papa Francesco la definisce come docilità allo Spirito, che suggerisce idee nuove. Ma in Don Bosco la creatività non è solo novità, è anche tanta prudenza, cioè capacità di adattare le idee ai tempi che si vivono, attraverso quello che i Padri definivano discernimento. Don Bosco dedicò tutte le sue forze alla formazione dei giovani mettendoli sempre al centro dei suoi progetti e desideri. Proprio nel vangelo di Matteo ascoltiamo l’espressione “chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro”, riprendendo proprio l’atteggiamento di umile amorevolezza di Don Bosco nell’accostarsi ai giovani, in particolare quelli delle periferie, gli “scartati”, come direbbe Papa Francesco. “Chissà se questi giovanetti avessero un amico che si prendesse cura di loro” diceva don Bosco pensando ai giovani nelle carceri. La missione di don Bosco non nacque come idea pedagogica, ma come compassione per gli scartati, per i giovani più emarginati. È proprio in quella situazione così difficile che sperimentò l’efficacia del suo sistema preventivo. Cambiano i tempi, ma il messaggio è lo stesso: oggi noi abbiamo bisogno del Carisma di Don Bosco. Lasciamoci contagiare, in questo giorno, dalla sua gioia. Nelle circostanze di questi nostri tempi è importante che questo contagio della gioia lo mettiamo soprattutto nell’educazione.
La voce della Chiesa
“Il supremo comandamento dell’amore deve non soltanto contrassegnare il nostro stile di vita, ma deve essere pure trasformata la nostra vita in una gioia contagiosa”.
(Gaudete et Exsultate – Papa Francesco)