La parola del giorno
«Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla».
Gv 15-5
Come vivere questa Parola?
Gv 15 rappresenta il terzo livello dell’ultima cena. Interviene dopo il c. 14 con un salto, attraverso una sorta di rottura del filo narrativo (come piace fare a Giovanni). Gesù, dopo aver lavato i piedi, suscitando resistenza. Dopo aver dato il comandamento nuovo, nella generale incoscienza. Dopo che ha annunciato che se ne sta andando. E che dimorerà nei discepoli. Dopo questi passi decisivi, quasi a un punto ormai finale del discorso (Alzatevi, andiamocene!”, 14,31), d’improvviso, irrompe con la potente similitudine: “Io sono la vite, voi miei tralci”. “Io sono”: è un parlare trascendente, chi parla si esprime già una realtà dell’ordine della risurrezione. Questo salto, al cuore del momento finale della vita di Gesù coi suoi, ci guida a cogliere la nostra verità più profonda nella nudità da ogni nostro orpello: nella reciprocità con lui, il Figlio dato per tutti, siamo uno.
Signore Gesù,
vite feconda in cui il Padre ci ha innestati,
donaci la linfa del tuo Spirito perché amandoci gli uni gli altri con cuore puro
diventiamo primizie dell’umanità nuova
e portiamo frutti di pace.
La voce di un teologo
«Io sono la vite, voi i tralci. Io sono la radice, il ceppo il ramo in apparente, tarpato e contorto, ma voi siete i miei fiori i miei frutti. In lunghe notti invernali raccolgo le mie energie dal secco pietrisco della magra terra succhio, goccia su goccia, la disgustosa acqua, ma sotto le tempeste dell’anno e gli uragani del sole spingo fuori un ramo dopo l’altro, sudo il mio sangue prezioso. Io sono la vite, voi il vino che pianto. La vostra azione cos’è se non la maturazione? Lasciate che le mie linfe salgano in voi. Potete contenere in voi il significato della terra, ma per mezzo di me.»
U.V. Balthasar
Commento di Madre Ignazia Angelini OSB
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