DALLA PAROLA DEL GIORNO

«Domandò loro: «Quanti pani avete?». Dissero: «Sette». 6Ordinò alla folla di sedersi per terra. Prese i sette pani, rese grazie, li spezzò e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero; ed essi li distribuirono alla folla. 7Avevano anche pochi pesciolini; recitò la benedizione su di essi e fece distribuire anche quelli. 8Mangiarono a sazietà e portarono via i pezzi avanzati: sette sporte. 9Erano circa quattromila. E li congedò. 10Poi salì sulla barca con i suoi discepoli e subito andò dalle parti di Dalmanutà».

Mc 8, 5-10

 

Come vivere questa Parola?

C’è una grande folla che segue Cristo nel deserto. Da tre giorni camminano sotto il sole. La fame si fa sentire. Manca il cibo, assieme al cibo per il corpo, viene a mancare la fiducia, il

senso della vita, la speranza. Così anche oggi: tempo di guerra, di inflazione: tanta fame di cibo per il corpo,(ma di cibo ce n’è anche troppo, solo che non è condiviso), tante paure, cioè fame di certezze che non si possono avere in questo deserto che è il mondo attuale. Che fare?. ’Sento compassione per la folla’ Ancora una volta Gesù moltiplica il pane e rinnova il gesto di misericordia. Ancora una volta vuol dire non due volte, ma sempre. Così anche oggi.  Tuttavia, in alternativa all’intervento di Gesù c’è la nostra resistenza, la nostra titubanza, come quella degli apostoli. Condividere, ridistribuire con attenzione a tutti, a partire dai ‘lontani’, sono verbi che impegnano troppo, fanno paura, paura di diventare poveri. Sono i verbi che frenano la compassione di Dio. Sono i verbi che impediscono il ripetersi del miracolo della moltiplicazione.

Oggi pregheremo così: “Signore Gesù che hai avuto compassione della folla e che hai moltiplicato il pane di coloro che ti seguivano nel deserto, abbi compassione anche di noi, della nostra debolezza e saziaci con la tua parola e col tuo pane perché non veniamo meno lungo la strada che conduce alla vita eterna.

La voce di Papa Francesco

“Quello che sente Gesù – non è semplicemente sentire pietà; è di più! Significa con-patire, cioè immedesimarsi nella sofferenza altrui, al punto di prenderla su di sé. Così è Gesù: soffre insieme a noi, soffre con noi, soffre per noi. E il segno di questa compassione sono le numerose guarigioni da lui operate. Gesù ci insegna ad anteporre le necessità dei poveri alle nostre. Le nostre esigenze, pur legittime, non saranno mai così urgenti come quelle dei poveri, che non hanno il necessario per vivere. Noi parliamo spesso dei poveri. Ma quando parliamo dei poveri, sentiamo che quell’uomo, quella donna, quei bambini non hanno il necessario per vivere? Che non hanno da mangiare, non hanno da vestirsi, non hanno la possibilità di medicine… Anche che i bambini non hanno la possibilità di andare a scuola. E per questo, le nostre esigenze, pur legittime, non saranno mai così urgenti come quelle dei poveri che non hanno il necessario per vivere”.

(Angelus  del 3 agosto 2014)

 

 

Commento di Sr Graziella Curti FMA

vicaria.bonvesin@gmail.com 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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