DALLA PAROLA DEL GIORNO

«C’erano nella Chiesa di Antiòchia profeti e maestri: Bàrnaba, Simeone detto Niger, Lucio di Cirene, Manaèn, compagno d’infanzia di Erode il tetrarca, e Saulo. Mentre essi stavano celebrando il culto del Signore e digiunando, lo Spirito Santo disse: «Riservate per me Bàrnaba e Saulo per l’opera alla quale li ho chiamati». Allora, dopo aver digiunato e pregato, imposero loro le mani e li congedarono»

At 13,2-3

Come vivere questa Parola?

«Giuseppe, soprannominato dagli Apostoli “Barnaba”, che tradotto significa “esortatore”, o “profeta”, era un levita proveniente da Cipro. Dalle informazioni fornite dagli Atti degli Apostoli, era un uomo buono, pieno di Spirito Santo e di fede. L’evangelista Luca, in un passo degli Atti scrive che Barnaba possedeva un campo e, dopo averlo venduto portò il denaro ai piedi degli Apostoli. Barnaba doveva essere benvoluto sia nelle comunità di origine ebraica, sia in quelle provenienti dall’ellenismo perché aveva un carattere forte, deciso e appassionato verso il vangelo. Durante tutta la sua vita, fu il conciliatore fra gli esponenti delle due culture greca ed ebraica…cosa non tanto semplice. Introdusse Paolo nei circoli giudeo-cristiani, diede impulso alla comunità cristiana di Antiochia, la quale fu il primo esempio di una Chiesa che raccoglieva più greci che ebrei.

Accompagnò anche Paolo nel suo primo viaggio apostolico; ma la personalità forte dell’apostolo lo indusse a continuare poi da solo l’apostolato. Alcuni autori ritengono che Barnaba potrebbe essere il redattore della Lettera agli Ebrei:la sua formazione sacerdotale e i suoi contatti con il pensiero di Paolo l’avrebbero messo in grado di comporre questo primo trattato del sacerdozio cristiano.

“Donami, Signore, uno spirito riconciliatore.”

La voce di un Santo 

Anche noi siamo stati illuminati per mezzo degli apostoli, così da trasformarci da tenebre in luce, come dice san Paolo: «Se un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore: comportatevi come figli della luce» (Ef 5, 8). E ancora: Voi non siete figli della notte e delle tenebre, ma figli della luce del giorno (cfr. 1 Ts 5, 5). Ben a ragione quindi anche a san Giovanni ha lasciato scritto nella sua lettera: «Dio è luce» (1 Gv 1, 5) e chi rimane in Dio si trova nella luce. Poiché dunque ci rallegriamo di essere stati liberati dalle tenebre dell’errore, è logico che quali figli della luce dobbiamo camminare sempre in essa.

Per questo l’Apostolo dice ancora: Risplendente come astri in questo mondo, attenendovi fedelmente alla parola di vita (cfr. Fil 2, 15-16).

Quella lucerna spirituale che è stata accesa perché ne usiamo a nostra salvezza, deve sempre risplendere in noi. Abbiamo a nostra disposizione la lucerna dei comandamenti di Dio e della grazia spirituale, di cui David dice: Il tuo comandamento è lucerna ai miei piedi e luce nei miei sentieri (cfr. Sal 118, 105). Di questa parla anche Salomone quando afferma: Il comando della legge è come una lucerna (cfr. Pro 6, 23). Non, dobbiamo quindi tener nascosta questa lucerna della legge e della fede. Dobbiamo anzi tenerla alta nella Chiesa, come sopra un candelabro, affinché sia di salvezza a molti, perché noi stessi ci confortiamo alla luce della stessa verità e tutti i credenti ne siano illuminati.

(Dai «Trattati sul vangelo di Matteo»)

Commento di Roberto Proietti

robertocerreto82@gmail.com

 

 

 

 

 

 

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