DALLA PAROLA DEL GIORNO

Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri:

«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano.

Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”.

Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”.

Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».

Lc 18,9-14

Come vivere questa Parola?

Nel libro ‘Racconti di un pellegrino russo’, troviamo la preghiera di Gesù, la semplice e profondamente reverente ripetizione del nome di Gesù. Questa preghiera consiste nel sedersi in silenzio, acquietare la mente e dirigere l’attenzione al cuore, armonizzando il corpo e l’anima attraverso la sincronia tra la inspirazione e la espirazione meditativa di queste parole: Signore Gesù abbi pietà di me. Facendo eco al vangelo di oggi, riconosco con profonda umiltà come il pubblicano, la mia povertà, la mia fragilità, la mia miseria. Con l’aiuto del Signore spero proprio di non cadere in atteggiamenti farisei di credermi migliori che gli altri. Il profeta Elia vivendo una forte situazione riconosce che non è migliore dei suoi padri (cf. IRe 19,4) Anch’io riconosco non essere migliore degli altri e ringrazio profondamente il Signore il potere essere come gli altri. 

 

Lungo la giornata ripeto con fede: Signore Gesù abbi pietà di me.

La voce del Catechismo della Chiesa Cattolica

2667 Questa invocazione di fede estremamente semplice è stata sviluppata, nella tradizione della preghiera, sotto varie forme in Oriente e in Occidente. La formulazione più abituale, trasmessa dai monaci del Sinai, di Siria e dell’Athos, è l’invocazione: «Gesù, Cristo, Figlio di Dio, Signore, abbi pietà di noi, peccatori!». Essa coniuga l’inno cristologico di Fil 2,6-11 con l’invocazione del pubblicano e dei mendicanti della luce. Mediante essa il cuore entra in sintonia con la miseria degli uomini e con la misericordia del loro Salvatore.

2668 L’invocazione del santo nome di Gesù è la via più semplice della preghiera continua. Ripetuta spesso da un cuore umilmente attento, non si disperde in «tante parole» (Mt 6,7), ma custodisce la Parola e produce frutto con la perseveranza. Essa è possibile «in ogni tempo», giacché non è un’occupazione accanto ad un’altra, ma l’unica occupazione, quella di amare Dio, che anima e trasfigura ogni azione in Cristo Gesù.

 

 

 

Commento di Sr Teresita Verhelst Solano fma

tereverso2017@gmail.com

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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