Che ne dici di un weekend di silenzio, su un monte, quello della Comunità di San Biagio?

Porta con te un tappetino, una coperta, un quaderno ed una penna per scrivere e … MEDITARE, voce del verbo prendersi cura di sé e della relazione con Dio.

Può sembrare una proposta alternativa, un po’ seguendo le mode orientali di oggi, ed invece nel Seminario del Silenzio ti ritrovi a riscoprire una sapienza antica della madre Chiesa, quella dell’Esicasmo.

Già in tempi antichi (1054) si viveva tale pratica, una preghiera contemplativa per calmare l’animo e avvicinarlo a Dio.

La nostra persona si pone davanti alla Vita, nella sua interezza. Per questo Dio custodisce tutta la nostra persona: spirito, anima e corpo.

Ma come si fa a fermarsi, bloccare i pensieri, percepire il proprio corpo e fare spazio?

Papa Francesco ci ricorda che “la preghiera convive spesso con la distrazione” e le distrazioni stesse ci possono aiutare a capire cosa c’è dentro di noi e quanto noi ci affidiamo/abbandoniamo a Dio.

Pregare è sempre possibile, perché il nostro tempo è nelle mani di Dio.

Con l’anima e lo spirito entra nella preghiera anche un corpo vivo, pertanto l’aspetto fondamentale è la percezione della nostra vita nella sua interezza ed il respiro è l’elemento più semplice da percepire.

La meditazione mette in azione il pensiero, l’immaginazione, l’emozione ed il desiderio.

I metodi possono essere tanti, ma per un cristiano meditare diventa importante per avanzare, con lo Spirito Santo, sull’unica via della preghiera: Gesù.

Il Silenzio diviene quindi il fare esperienza di una presenza, fare esperienza di Dio.

Tu dove sei? A che punto sei della tua Vita?

In un tempo dove la frenesia scandisce le nostre giornate, forse la vera rivoluzione è quella di fermarci e calmare la nostra “pazza” mente, che come un aquilone, per volare bene, ha bisogno del filo del cuore che la conduce.

Con costanza e perseveranza siamo chiamati ogni giorno a prenderci cura di noi e del nostro mondo interiore.

E forse questa antica pratica, divulgata tramite il “Racconto di un pellegrino Russo”, ci porta a riscoprire l’esperienza della mistica della fede, come ci ha detto fra Emiliano Antonucci: ovvero riscoprire uno sguardo che va oltre la realtà.

“Gustate e vedete come è buono il Signore”…

Così si impara a custodire il silenzio ed il silenzio custodirà noi.

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