DALLA PAROLA DEL GIORNO
«Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà».
Mc 8,34-35
Come vivere questa Parola?
Gesù mi dice che per seguirlo devo fare due cose; rinnegare me stesso e prendere la mia croce. La prima richiesta, è difficile da mettere in atto. Egli mi chiede di abbandonare le mie certezze, ma soprattutto di privarmi di tutte le maschere che indosso durante la giornata, al lavoro, con gli amici, in famiglia ecc..e mi dice che solo se riesco ad essere totalmente me stesso posso mettermi alla sua sequela.
Riguardo alla seconda richiesta, mi chiedo; da che cosa è formata la mia croce? Indubbiamente le difficoltà di vivere concretamente la fede, la fatica nel lavoro, la lealtà nelle relazioni…ma è composta anche da tante persone che mi vogliono bene, che mi spingono a migliorarmi ecc. Quello che oggi mi chiede Gesù, è un grandissimo atto di fiducia, mi assicura che fidarsi di Lui non sarà una delusione.
Risveglia nel le nostre comunità l’impegno missionario. Manda, Signore, operai nella tua messe e non premettere che l’umanità si perda per mancanza di pastori, di missionari, di persone votate alla causa dei Vangelo
La voce di un teologo
“Il discorso sul regno di Dio ha qui il suo culmine, la sua chiave di lettura: paradossalmente, per accedere al regno, per avere cioè la vita piena, che non finisce, occorre perderla, mentre viceversa chi vuole salvarsi, si perde (Lc 9,24). Come la moglie di Lot, che si voltò indietro a guardare la città che stava abbandonando e divenne una statua di sale (Gn 19,26): la morte è il destino ineluttabile della vita su questa terra; il vero volto di quel che sembra un giardino è un deserto di sale, senza vita. Il mondo, irrimediabilmente, come ai tempi di Noè, è destinato ad annegare nell’acqua (Gn 7,17-24); come ai tempi di Lot, a bruciare nel fuoco (Gn 19,24.28). Passa la scena di questo mondo (1 Cor 7,31): cercare di trattenerla è uno sforzo vano. Per questo occorre vivere di questo mondo come se non ne vivessimo (1 Cor 7,29-31). Attaccarvisi è una scommessa già persa (Lc 12,20). Cercare di conservare la vita è un po’ come trattenere il respiro: si finisce con il morire soffocati. La vita è ricevuta non per essere posseduta, ma donata: come l’aria inspirata è fatta per essere espirata. Ecco il segreto del regno di Dio: donarsi è la via per ricevere la vita in dono, vita che si manifesta come sorgente zampillante (Gv 4,14). Gesù porta una nuova acqua (Gv 7,37-38), in cui non si affoga: quella del battesimo, acqua di morte e resurrezione, di vita attraverso la morte. Ed un nuovo fuoco (Lc 12,49): quello dello Spirito, che arde, ma non si consuma (Es 3,2). Vivendo il vangelo, già al presente possiamo entrare in quell’acqua, come Noè nell’arca; qui e adesso in quel fuoco, come Lot nella terra promessa”.
(Massimiliano Zupi; La vita alla sequela di Gesù.)