DALLA PAROLA DEL GIORNO
«1Partito di là, venne nella regione della Giudea e al di là del fiume Giordano. La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli insegnava loro, come era solito fare. 2Alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, gli domandavano se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. 3Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». 4Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla». 5Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. 6Ma dall’inizio della creazione li fece maschio e femmina; 7per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie 8e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. 9Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto». 10A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. 11E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; 12e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio».»
Mc 10, 1-12
Come vivere questa Parola?
La Legge di Mosé prescriveva la possibilità del ripudio solo per il marito nei confronti della della moglie e non viceversa. Non possiamo non essere piacevolmente sorpresi dal fatto che Gesù predicasse la parità di diritti dell’uomo e della donna un paio di millenni prima delle conquiste che l’umanità timidamente sta realizzando nel tempo recente. Ma ciò che è ancor più interessante è comprendere la motivazione che sta alla base di questa incapacità a porre l’uomo e la donna sullo stesso piano. Gesù la chiama “durezza del cuore”. La potremmo tradurre, in modo pratico, dicendo: non potrà mai esserci vero amore se non c’è rispetto dell’altro, riconoscimento del suo valore, accoglienza della sua unicità.
Signore, dacci occhi nuovi per riconoscere nel volto di tutti il tuo volto, per apprezzare in tutti il proprio valore, per accogliere tutti nel rispetto profondo delle altrui differenze. Così sia.
La voce del Papa
«L’amore di amicizia si chiama “carità” quando si coglie e si apprezza “l’alto valore” che ha l’altro».
(FRANCESCO, Amoris laetitia, 127)