Dalla Parola del giorno
46E giunsero a Gerico. Mentre partiva da Gerico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timeo, Bartimeo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. 47Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». 48Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!».
Mc 10,46-48
Come vivere questa Parola?
La preghiera di questo cieco, ispira la preghiera di tanta Chiesa orientale, di tanti cristiani che vivono la preghiera del cuore. Questo cieco grida e ripete: “«Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». Questo uomo, cieco che siede e mendica lungo la strada rappresenta la nostra condizione. Anche noi spesso ci ritroviamo con qualcosa di fermo dentro di noi, incapaci di “poterci mettere in movimento” perché non vediamo dove andare. Anche noi spesso ci troviamo a mendicare. E Timeo grida, urla sempre più forte. Dentro questa condizione nasce la verità della preghiera, la verità del dialogo con Dio. La forza della preghiera parte dalla nostra povertà. La nostra povertà, la nostra mendicanza, la nostra disperazione è la forza del nostro saperci rivolgere a Dio. “Usiamo” la nostra povertà per urlare e lasciarci incontrare da Gesù.
Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!
La voce di Papa Francesco
“La fede, lo abbiamo visto in Bartimeo, è grido; la non-fede è soffocare quel grido. Quell’atteggiamento che aveva la gente, nel farlo tacere: non era gente di fede, lui invece sì. Soffocare quel grido è una specie di “omertà”. La fede è protesta contro una condizione penosa di cui non capiamo il motivo; la non-fede è limitarsi a subire una situazione a cui ci siamo adattati. La fede è speranza di essere salvati; la non-fede è abituarsi al male che ci opprime e continuare così.”