DALLA PAROLA DEL GIORNO
«Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele». Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».»
Lc 2,22-40
Come vivere questa Parola?
L’attesa di Simeone non ci riferisce semplicemente la storia di quest’uomo, ma ci descrive gli elementi che sono alla base di ogni essere umano. La nostra, infatti, è una struttura di attesa. Noi ci descriviamo quasi sempre in relazione alle nostre attese, fino quasi ad identificarci con esse. E anche se non ce ne rendiamo conto fino in fondo, l’essenza vera di ogni nostra attesa è sempre Cristo. È lui, infatti, l’adempimento ultimo del desiderio di verità che custodiamo nel cuore. Il compito che dovremmo cercare di darci tutti, allora, è seguire Cristo vivificando in Lui tutte le nostre attese. Una vita senza attese è sempre una vita sofferente, una vita mortifera e colma di pesi privi di senso. Nel Vangelo di oggi, emerge chiaramente il tema della Luce che dissipa le tenebre del popolo liberandolo dalla tirannia del caos e della paura. Gesù stesso ha il compito di accendere luci nelle innumerevoli notti del nostro tempo. Perché solo quando facciamo spazio alla luce e illuminiamo i nostri mali, i nostri peccati, le cose che ci intimoriscono e nelle quali vacilliamo, siamo autorizzati a sradicarli dalla nostra vita. Oggi è la festa della “luce accesa” e dobbiamo trovare il coraggio di sostare, per dare un nome a tutto quello che si oppone alla nostra gioia, a tutto quello che ci impedisce di volare alto: relazioni imperfette, prassi deviate, paure radicate, dubbi strutturati, necessità inespresse. Oggi non dobbiamo temere la luce, perché solo dopo questa faticoso lavoro di illuminazione, può riapparire dentro la nostra esistenza una “vitalità” che è indice di una profonda liberazione.
Dio onnipotente ed eterno, guarda i tuoi fedeli riuniti nella festa della Presentazione al tempio del tuo unico Figlio fatto uomo, e concedi anche a noi di essere presentati a te purificati nello spirito.
La vocedi un Santo
“Dove è odio, fa’ che io porti l’amore. Dove è offesa, che io porti il perdono. Dove è discordia, che io porti l’unione. Dove è dubbio, che io porti la fede. Dove è errore, che io porti la verità. Dove è disperazione, che io porti la speranza. Dove è tristezza, che io porti la gioia. Dove sono le tenebre, che io porti la luce”.