DALLA PAROLA DEL GIORNO
«19C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. 20Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, 21bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe. 22Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. 23Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. 24Allora gridando disse: «Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma». 25Ma Abramo rispose: «Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti»
Lc 16,19-25
Come vivere questa Parola?
Ogni volta che Gesù ha una cosa importante da comunicare, crea una storia e racconta una parabola. Così, attraverso la riflessione su una realtà invisibile, conduce coloro che lo ascoltano a scoprire le chiamate invisibili di Dio, presenti nella vita. Una parabola è fatta per far pensare e riflettere. Un esegeta contemporaneo ci aiuta a scoprire il senso più vero del racconto: “E’ importante fare attenzione anche ai minimi dettagli. Nel vangelo di oggi appaiono tre persone: il povero Lazzaro, il ricco senza nome ed il padre Abramo. Nella parabola, Abramo rappresenta il pensiero di Dio. Il ricco senza nome rappresenta l’ideologia dominante dell’epoca. Lazzaro rappresenta il grido silenzioso dei poveri del tempo di Gesù e di tutti i tempi”.
Poche pennellate bastano a inquadrare i due protagonisti della storia. Il ricco mangia e beve con gli amici all’interno del suo palazzo e il povero sta alla porta, ben chiusa, a chiedere pietà. Ma la situazione cambia repentinamente quando i due muoiono e si trovano in luoghi diversi: nel seno di Abramo, cioè nella gioia, Lazzaro; nel luogo di tormento il ricco. A questo punto iniziano le suppliche del ricco perché venga mandato un segno dal cielo ai suoi fratelli affinché non finiscano anche loro nel luogo del tormento. Le risposte di Abramo sono inesorabili: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro!” Ma ricco, che pur possedeva la Bibbia non ha mai capito il messaggio del Signore. La chiave per comprendere il senso del Libro sacro è il povero Lazzaro, seduto davanti alla porta! Dio ci si presenta nella persona del povero, seduto alla nostra porta. A noi saperlo ascoltare e a prenderci cura di lui, perché crediamo nelle parole di Gesù: “Ero povero e mi avete accolto”.
Assisti, o Signore, i tuoi fedeli che implorano l’aiuto della tua grazia per ottenere difesa e protezione. Per Cristo nostro Signore. Amen
La voce di Mons. Antonio Riboldi
“Quello di essere ricchi non è più un sogno affidato alla fantasia di tanti, che guardano alla favolosa vita che conduce chi è arrivato a essere “paperone”, sta diventando un’ossessione, che rischia di cancellare i veri desideri del cuore, quelli che ispira Dio e che hanno come sogno “amare fino a donarsi in pienezza”.
Purtroppo pare sia la “favola” del nostro tempo: una favola coltivata da tante riviste specializzate in servizi speciali sul “cosa fanno”, “dove sono” questi “signori” o “epuloni” del nostro tempo. Senza per un momento pensare che dietro la facciata di lusso, di ostentato benessere, molte volte vi è una tristezza che è pericoloso vuoto del cuore. Nulla può dare la vera felicità se non l’amore che si fa dono e non possesso”