DALLA PAROLA DEL GIORNO

«Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò zaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa: «Terra di Zàbulon e terra di Nèftali, sulla via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti! Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce, per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta». Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino». Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo. La sua fama si diffuse per tutta la Siria e conducevano a lui tutti i malati, tormentati da varie malattie e dolori, indemoniati, epilettici e paralitici; ed egli li guarì. Grandi folle cominciarono a seguirlo dalla Galilea, dalla Decàpoli, da Gerusalemme, dalla Giudea e da oltre il Giordano».

Mt 4, 12-17. 23-25

Come vivere questa Parola?

Colpisce come il Vangelo di oggi abbia continuità con la Parola ascoltata ieri, nella festa dell’Epifania. Certo, in questo brano Gesù è già negli anni della Sua vita pubblica, eppure viene ripreso il tema della luce. Gesù è la luce incarnata, che cammina tra la gente per annunciare la speranza di un regno che è vicino, perché è già qui, presente in mezzo a noi, attraverso di Lui. Non c’è più bisogno di aspettare: la stella che i magi e i pastori hanno seguito li ha portati ad una persona che, oggi, cammina in mezzo al popolo e dona segni tangibili del Suo amore che cura. E noi, sentiamo questa presenza, il passare di Gesù che attirava le folle, in mezzo al camminare nella nostra quotidianità? E se la sentiamo, ci mettiamo in cammino con Lui per essere, a nostra volta, testimoni del Suo amore per chi ci passa accanto?

Può aiutarti nella riflessione l’ascolto della canzone Abbi cura di me di Simone Cristicchi: https://www.youtube.com/watch?v=0o6zza76pDg

La voce di un sacerdote

Voglio ringraziarti Signore, per il dono della vita; ho letto da qualche parte che gli uomini hanno un’ala soltanto: possono volare solo rimanendo abbracciati. A volte, nei momenti di confidenza,

oso pensare, Signore, che tu abbia un’ala soltanto, l’altra la tieni nascosta, forse per farmi capire

che tu non vuoi volare senza di me; per questo mi hai dato la vita: Perché io fossi tuo compagno di volo, insegnami, allora, a librarmi con Te. Perché vivere non è trascinare la vita, non è strapparla, non è rosicchiarla, vivere è abbandonarsi come un gabbiano all’ebbrezza del vento, vivere è assaporare l’avventura della libertà, vivere è stendere l’ala, l’unica ala, con la fiducia di chi sa di avere nel volo un partner grande come Te. Ma non basta saper volare con Te, Signore, tu mi hai dato il compito di abbracciare anche il fratello e aiutarlo a volare. Ti chiedo perdono, perciò,

per tutte le ali che non ho aiutato a distendersi, non farmi più passare indifferente vicino al fratello che è rimasto con l’ala, l’unica ala, inesorabilmente impigliata nella rete della miseria e della solitudine e si è ormai persuaso di non essere più degno di volare con Te.

Soprattutto per questo fratello sfortunato dammi, o Signore, un’ala di riserva.

(Don Tonino Bello)

                                                     

 

Commento di Benedetta Ferrone

benedetta.ferrone@gmail.com 

                                                                     

 

 

 

 

 

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